lunedì 14 aprile 2014

Lipman : riflessioni su apprendimento ed educazione

- Se deploriamo  i nostri leaders ed i nostri elettorati per il loro essere egocentrici e non illuminati, dobbiamo ricordare che 
essi sono il prodotto del nostro sistema educativo. Se protestiamo, come fattore attenuante, che essi sono 
anche il prodotto di ambienti e famiglie, dobbiamo ricordare che i genitori ed i nonni irragionevoli di  queste famiglie sono ugualmente prodotto dello stesso processo educativo. Come educatori, abbiamo una grave responsabilità per  l’irragionevolezza della popolazione mondiale.  Socrate doveva sapere che la 
sfumatura di conoscenza di sé fornita dalla filosofia sarebbe stata di per sé insufficiente a dissuadere uno 
stato ateniese ostinatamente avviato verso la distruzione. Nonostante ciò, egli persistette, fino al punto di dimostrare che quanto stava facendo valeva per lui più della vita stessa. (insegnante sempre, persino il  suo ultimo atto fu educativo!) 


Finché lo scopo più importante dell’educazione sarà ritenuto essere l’apprendimento,  come avviene in 
tutte  le  società  tribali,  il  modello del  ricordo dominerà  il  testing ed i  docenti  saranno preparati  ad insegnare in funzione dei  test.  E’ altrettanto triste che il modello-acquisizione dell’informazione - che domina l’educazione - piuttosto che essere un modello che incoraggi i bambini a pensare con la propria 
testa, è un fallimento persino nei suoi stessi termini, poiché siamo costantemente atterriti da quanto poco 
i  nostri  bambini  sembrano  conoscere  la  storia  del  mondo,  o  della  sua  organizzazione  politica  ed economica.  Il risultato del modello tribale è quello di soffocare,  piuttosto che far nascere,  il  pensiero dello studente. Ciò non significa che dobbiamo cominciare producendo test migliori: dobbiamo chiederci in che tipo di mondo vogliamo vivere, che tipo di educazione più probabilmente contribuirà a creare un tale mondo

 Come  direbbe  Dewey,  il  libro di  testo (un secolo dopo  II  Bambino ed il  
Curriculum) è ancora organizzato logicamente, come un indice, od una sequenza di lezioni, piuttosto che 
psicologicamente, in termini di sviluppo dell’interesse e della motivazione del bambino. Non è qualcosa che il bambino voglia amare e possedere, nel modo in cui si ama ed assimila una storia o un’immagine: è  invece un formale, noioso, opprimente e, per molti versi, inintelligibile sommario dei contenuti che ci si  attende il bambino impari. Tutto questo non è affatto necessario, poiché sappiamo dal lavoro di Bruner e altri,  che il  materiale  contestualizzato (per  esempio presentato in forma  di  storia)  è considerato dal  bambino come qualcosa di cui  appropriarsi,  anziché come qualcosa da rifiutare.  Se i  bambini  devono imparare  a  pensare  nelle  discipline,  così  da  appropriarsi  del  patrimonio  umanistico,  essi  devono 
cominciare con la materia grezza delle discipline e raffinarla da soli. 


Lipman 

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